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Armando Mancini

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Armando Mancini.

L'hi-tech, si sa, è un settore che vive costantemente sulle novità; ciclicamente, e con cadenza sempre più serrata, si levano grida di entusiasmo per un nuovo prodotto, per un nuovo software, troppo presto e troppo entusiasticamente accolto come una "rivoluzione", salvo poi tornare mestamente nei ranghi, o addirittura scomparire.

Le attività frenetiche dei settori marketing sono molto attente e brave a confezionare il tutto con la carta dorata della novità, ma sono davvero tante le variabili che determinano il successo o il fallimento di un prodotto; a volte anche una collocazione nella fascia di prezzo sbagliata può decretare il fallimento di un prodotto da un punto di vista commerciale; il price placement è un punto strategico e non a caso ci sono professionisti pagati molto bene per determinarlo.

Scorrendo la storia è pieno di affermazioni di cosiddetti "esperti" clamorosamente smentite dai fatti; durante la mia carriera di informatico mi è capitato spessissimo di leggere report dei cosiddetti "esperti" che profetizzavano successi clamorosi per interi settori di prodotti, ma all'atto pratico di queste "profezie" se ne sono avverate si e no il 10%, che è come dire che tirare a caso...

La storia non mente mai e non è detto che un buon prodotto sia automaticamente un successo, anzi, spesso vale proprio il contrario e sono moltissimi gli esempi di flop clamorosi, nonostante premesse e promesse clamorose.

 

La guerra dei videoregistratori: Betamax - VHS

Una cassetta betamax
Una cassetta betamax

La guerra dei videoregistratori vide trionfare il formato VHS della JVC a dispetto del formato Betamax lanciato da Sony nel 1975; il betamax era un formato tecnologicamente più evoluto in praticamente tutti gli aspetti eccetto uno (la durata della registrazione), eppure il mercato si attestò in un rapporto 30% (Betamax) - 70% (VHS); perchè? Essenzialmente per 2 motivi principali;

  1. Sony credette come quasi sempre nella sua potenza autarchica, mentre JVC godette del supporto di molte altre aziende produttrici che contribuirono al successo e alla diffusione del VHS; per la serie l'unione fa la forza...
  2. Il formato Vhs favorì la diffusione di cassette pornografiche che fecero da traino alla diffusione (il caro vecchio detto "Tira più un pelo..."); i clienti porcellini furono molti di più da quanto stimato dai soloni del tempo e fecero la differenza...

TV 3d

La tv 3d
La tv 3d

Ricordo la ricchezza e l'enfasi di claim sensazionalisti in riviste di settore e stampa generalista;

La prima generazione di TV3D è arrivata sul mercato nel 2010; nonostante abbia acceso parecchi entusiasmi e aperto prospettive interessanti per i broadcaster (si pensi ad esempio l'e-commerce), all'atto pratico la tv 3d non è mai riuscita ad entrare in modo consistente nei nostri salotti. Motivo? Le grandi aziende produttrici hanno faticato non poco a mettersi d'accordo sulla tecnologia, prpoponendi standard che non lo erano col risultato che ogni TV 3D ha bisogno di uno speciale paio d'occhiali. E poi i costi degli apparecchi, la mancanza di programmi ad hoc e lo sviluppo parallelo di altre tecnologie più facili (smart TV, 4K, ecc) hanno limitato quello che doveva essere il nuovo modo di guardare la tv. Risultato: nel 2014, ovvero l'anno del previsto boom, ESPN decise di chiudere il suo canale sportivo 3D e puntare invece sull'alta definizione.

Stampanti 3d

Definirlo un flop è forse eccessivo, di certo però la diffusione e l'utilizzo delle stampanti 3d è stato parecchio inferiore a quanto atteso e indicato dagli "esperti"; la rivoluzione se c'è stata, è stata di nicchia con buona pace per quelli, come me, galvanizzati dall'idea di crearsi da sè i pezzi per i propri progetti; costi proibitivi e alti costi di gestione hanno frenato non di poco la diffusione delle stampanti 3d.

I flop dei giganti

Quando a fare flop è un gigante, il rumore è indubbiamente più grande; sono moltissimi i flop dei giganti del web e sono costate montagne di miliardi

Google

I google glass non hanno mai sfondato.
I google glass non hanno mai sfondato.

Il gigante dei motori di ricerca è spesso sinonimo di cose fatte bene; i suoi dettami hanno dettato legge nel "pensare" i siti web pena la scomparsa nei risultati di ricerca, un potere enorme da cui dipende la vita della maggioranza dei siti web; proprio per questo spesso si pensa che quello che dice Google sia vangelo; in realtà il colosso di Mountain view ha preso delle sonore bastonate molto più spesso di quello che comunemente si pensi; sono decine i progetti progressivamente abbandonati da google, spesso senza dare realmente spiegazioni; due i casi più eclatanti:

Google glass

Salutati dalla stampa specializzata e non come un'autentica rivoluzione, avevano incuriosito un po' tutti, me compreso; si leggeva ovunque la frase "realtà aumentata" bella frase che evocava scenari di fantascienza alla "minority report" ma che all'atto pratico si rilevava poco più che fuffa; i google glass erano scomodi, brutti e costavano una fucilata; la prima volta che li vidi indossati da un convinto signore, fui indeciso se considerarlo un'esibizionista o un fesso; probabilmente era entrambe le cose..

Google +

Nelle intenzioni sarebbe dovuto divenire il concorrente social di Facebook; all'atto pratico non lo è mai stato ed è costato un sacco di soldi; lento e macchinoso nella gestione dei contatti (cerchie), non ha davvero mai fatto breccia negli utenti ad eccezione di qualche gruppo chiuso, davvero ben fatto; una grave falla nella sicurezza è stato il pretesto per la chiusura con milioni di utenti costretti a traslocare...

Amazon

Il fire phone: un fallimento totale.
Il fire phone: un fallimento totale.

Anche il gigante dell'e-commerce ha i suoi belli scheletri nell'armadio, tanto che lo stesso Jeff Bezos, il boss di Amazon in una lettera agli azionisti definì Amazon "Il posto migliore del mondo dove fallire"; in effetti è così.

Dash button

Nelle intenzioni, avrebbe dovuto legare il consumatore ai prodotti più utilizzati nel quotidiano nell'accogliente casa Amazon, al costo di qualche euro; è sufficiente premere il bottone del prodotto desiderato e il gioco è fatto; l'idea sullo sfondo, pericolosissima, è quella di fare perdere la percezione dell'acquisto, accomunandolo piuttosto ad un tasto di accensione analogamente a quanto facciamo quasi sovrapensiero quando accendiamo il microonde o la tv; per fortuna, l'idea non ha mai attecchito veramente e si è rivelata ben presto un fallimento.

Fire Phone

Probabilmente il più grosso fallimento di Amazon; messo in vendita nel 2014 con l'idea di fidelizzare ulteriormente i clienti, era un pallino personale di Bezos, che non attento alla prospettiva del cliente, dimenticò il piccolissimo dettaglio che in un mercato di giganti come Apple e Samsung in grado di sfornare oggetti di culto come iPhone o Galaxy, non c'era spazio per il telefon marchiato Amazon; messo in vendita inizialmente a 199 dollari, progressivamente e continuamente si ridusse il prezzo, ma nessuno lo comprava, fino ad arrivare all'incredibile prezzo di 99 cent, e il telefono non si vendeva comunque, perchè il marchio Amazon non veniva percepito come desiderabile.
Il telefono cessò di essere messo in vendita nel 2015 e rappresentò un fallimento su tutta la linea...

Microsoft

Anche mamma Microsoft ha i suoi bei fallimenti, particolarmente in campo hardware, settore in cui Microsoft ha cercato più volte di inserirsi, con fortuna alterne.

L'importanza di arrivare primi

Sembra ovvio, ma per vincere le competizioni, bisogna innanzitutto partire per primi e questo a Microsoft non riesce molto bene; proprio le anse da inseguimento sono la causa principiale dei fallimenti in casa Microsoft.

Il più grosso fallimento Microsoft: Zune!
Il più grosso fallimento Microsoft: Zune!

Zune

Considerato da molti il più grande fallimento di Microsoft, è la riprova di quando possa risultare deleterio partire "dopo"; Microsoft, spiazzato dal clamoroso successo dell'ipod Apple (l'erede del walkman sony, l'ipod vendette dal 2001 al 2006 qualcosa come 100 milioni di pezzi) decise, come spesso gli è accaduto in passato, di provare a replicare le mosse di Apple, lanciando sia il lettore a 249, sia il servizio di accesso ai brani musicali a novembre del 2006; risultato? Nel periodo natalizio del 2006 Zune vendette per 117 milioni di $, una bazzecola se raffrontati ai 3,3 miliardi dell'iPod e da allora le cose progressivamente peggiorarono di anno in anno, quando nel 2011 Microsoft, stanca di prendere bastonate, pose fine alla produzione.


Groove

Parente stretto con Zune, Groove era il servizio di ascolto brani musicali che avrebbe nelle intenzioni fare da controaltare a iTunes e Spotify; praticamente inutilizzato e caduto ben presto nel dimenticatoio; per la serie "se inizia male, finisce peggio".

 

Gli smarthone Lumia

Nell'affannosa ricerca di imitare Apple poteva mancare il capitolo telefonini? Gelosa dei successi degli iPhone Microsoft tentò la strada della produzione di telefonini con windows come sistema operativo; nelle intenzioni la presenza del SO più diffuso al mondo avrebbe dovuto fare da grimaldello per scardinare il dominio Apple; acquisita nel 2014 la divisione smartphone della mitica Nokia, le ambizioni telefoniche del colosso di Redmond durarono solo un anno, costando miliardi di dollari, centinaia di posti di lavoro e raccogliendo quote di mercato ridicole; non contenta, Microsoft cercava disperatamente di inserirsi nella guerra dei sistemi operativi per mobile, ovvero iOS e android, e dal 2010 Microsoft propose Windows Phone, erede del discusso Windows Mobile operating system; il traino di Windows 10 non fu di aiuto e le vendite troppo basse furono sufficienti a far capire a Microsoft che fare smarphone non doveva essere una sua priorità...

 

 

 

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